Ho un problema.
Cioè, come tutti, non uno solo, ma per il post mi focalizzo su uno solo.
Il blocco dello scrittore.
Problema universalmente noto e che attanaglia e colpisce, prima o dopo, tutti gli scrittori (o presunti, o aspiranti, tali).
É un problema oggettivo, ad un certo momento, non si sa più cosa scrivere, la pagina davanti è bianca e bianca resta.
A volte è una pagina che segue molte altre e fa da diga e barriera alla prosecuzione di un romanzo, di un racconto lungo.
A volte è la prima pagina, l'inizio di un qualcosa ancora completamente da creare.
Ecco il mio problema è appunto questo, in questo caso però con una specificità in più.
Viviamo in tempi cupi e bui.
Due anni di una pandemia che le varie parti del mondo hanno vissuto in maniera diversa, con restrizioni e limitazioni che qui in Italia hanno raggiunto vette inimmaginabili, ora c'è anche una guerra che nessuno pensava sarebbe accaduta. Epidemia e guerra stanno creando scompensi su tutte le catene sia energetiche che di materie prime, e in queste vi sono anche materie prime alimentari.
Scompensi anche emotivi, ansia, stress e via.
Insomma uno scenario che se non è apocalittico poco ci manca.
Dopo queste righe mi rendo ben conto che il problema è poca cosa, ma un po' di leggerezza ci vuole, o no?
Quindi il problema è: come e dove dovrebbe essere ambientato un romanzo che si scrive ora? Nel passato? Nel presente pandemico? In un futuro idilliaco come se domani possa essere uguale al prepandemia? In un futuro distopico che è già stato scritto e immaginato, per il quale ci sono romanzi e film?
Un bel problema.